Transiti 2016 - 2017

Musiche senza confini

Musica

Una ricognizione fra i suoni dell’attualità alla ricerca di artisti che con la propria azione dimostrino l’inconsistenza culturale di barriere e linee di demarcazione.

Ai giorni nostri – ha esordito Alberto Campo – con l’aria che tira, l’idea stessa di mettere in discussione la nozione di “confine” è in sé, quasi paradossalmente, un atto rivoluzionario. In ambito musicale, oltre alle barriere geografiche, quel vocabolo allude alla separazione fra “colto” ed “extracolto”, ma anche alle divisioni, sovente artificiose, fra generi. Diciamo dunque che “Transiti” intende porsi programmaticamente tale obiettivo: rappresentare cioè lo stato della contemporaneità ignorando intenzionalmente steccati e linee di demarcazione.»

In quel modo è possibile intercettare, anzitutto, le musiche migranti, che – traversando il Mediterraneo – dall’Africa giungono in Europa e da qui si diffondono nel pianeta intero.

Ecco ad esempio i congolesi Mbongwana Starche dalle bidonville di Kinshasa hanno irradiato nel mondo un suono al tempo stesso radicato nella tradizione e vertiginosamente avveniristico. Del resto in lingala, l’idioma più diffuso nella capitale della Repubblica Democratica del Congo, l’espressione mbongwana equivale a “cambiamento”. Forza motrice dell’album edito due anni fa, From Kinshasa, è appunto un’attitudine innovativa che sottrae alle ipocrisie neocolonialiste dell’esotismo folcloristico ciò che produce la formazione guidata da Coco Ngambali e Theo Nsituvuidi, reduci entrambi dall’esperienza nella band di artisti di strada paraplegici chiamata Staff Benda Bilili. La miscela sonora ad altissimo potenziale innescata dal gruppo l’ha portato a esibirsi sui palchi di alcuni dei principali festival euroamericani: dal californiano “Coachella” al “Primavera Sound” di Barcellona, fino al celebre raduno inglese di Glastonbury.

Non meno rilevante, in termini di esposizione globale, è la figura di Indi Zahra, cantante e attrice originaria del Marocco cresciuta artisticamente a Parigi. Amalgamando con gusto scampoli del patrimonio musicale della cultura berbera a codici tipicamente “occidentali” (jazz, blues, soul e chanson française), ha impressionato all’esordio con Handmade, uscito nel 2010 per conto della prestigiosa etichetta discografica Blue Note, cui ha dato seguito lo scorso anno con l’altrettanto convincente Homeland, sollecitando via via ai commentatori lusinghiere analogie con Billie Holiday e Patti Smith.

A proposito di confini: per noi europei nulla era in quel senso più eloquente e simbolico del Muro di Berlino, all’ombra del quale ha preso forma l’estro irrequieto di Blixa Bargeld, fondatore degli Einstürzende Neubauten, leggendaria band rumorista che nel proprio nome – letteralmente: Nuovi Edifici in Rovina – condensava la natura intrinsecamente contraddittoria della capitale tedesca nell’era post bellica. Fra le relazioni da lui instaurate individualmente una delle più fruttuose lo vede agire da qualche tempo in coppia con il musicista friulano Teho Teardo. La partnership ha generato finora gli album Still Smiling, pubblicato nel 2013, e il recente Nerissimo, con relative tournée che hanno percorso in lungo e in largo il Vecchio Continente, spingendosi addirittura in Cina. Affiancati in concerto dalla violoncellista Marina Bertoni e dal clarinettista Gabriele Coen, i due mettono in scena uno spettacolo nel quale convergono l’umore espressionista di Bargeld e l’afflato evocativo delle composizioni di Teardo, apprezzato autore di colonne sonore per film come Denti di Gabriele Salvatores, L’amico di famiglia e Il divo di Paolo Sorrentino e Diaz di Daniele Vicari.

L’intreccio fra musica e cinema, già evidenziato durante l’edizione inaugurale, affiora in misura ancora maggiore nella nuova stagione di “Transiti”. In particolare, all’epilogo, con una produzione originale realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e presentata in prima assoluta al teatro Sanbàpolis: la sonorizzazione di Genuine – pellicola del 1920 firmata dal regista tedesco Robert Wiene, sulla scia del classico Das Kabinet des Dr. Caligari – da parte di Alberto Ferrari, cantante, chitarrista e leader dei Verdena.

Sulla medesima lunghezza d’onda è sintonizzato l’appuntamento immediatamente precedente, che vedrà protagonisti i Massimo Volume, chiamati a musicare in presa diretta La caduta della casa Usher(girato nel 1928 dal cineasta francese Jean Epstein basandosi sull’omonimo racconto di Edgar Alla Poe). Fu affrontando quel compito che la formazione bolognese si ricompose nel 2008 su invito del festival torinese “Traffic”, proseguendo da allora l’attività sia sul piano discografico sia dal vivo. Nella circostanza, assieme al comune impegno “cinematografico”, saranno esposti il giorno precedente, in una serata concepita appositamente per “Transiti”, i progetti di cui sono a vario titolo responsabili i singoli componenti del gruppo: i chitarristi Egle Sommacale Stefano Pilia, il “narratore” Emidio Clementi (Sorge) e la batterista Vittoria Burattini (Bemydelay).


organizzazione: Centro servizi culturali S. Chiara