Oriente Occidente
Dal 28 agosto al 6 settembre torna a Rovereto il Festival Oriente Occidente. Festival che dal 1981 porta a Rovereto e Trento il gotha della danza contemporanea mondiale. Tredici compagnie calcheranno i palcoscenici delle due città. Tante le location degli spettacoli per la 35ª edizione e una programmazione fitta
Se fossimo in ambito cinematografico sarebbe un sequel. L’edizione 2015 del Festival continua l’indagine sul corpo in conflitto avviata lo scorso anno con una selezione di spettacoli che cerca il risvolto positivo del ‘corpo a corpo’: la bellezza della diversità e della biodiversità.
Corpi in conflitto 2. La bellezza della diversitàè dunque il titolo di Oriente Occidente 2015, un contenitore variegato di spettacoli, performance, installazioni che pur narrando un mondo inquieto e agitato, provano a intercettare un possibile punto di equilibrio per il superamento dei conflitti. L’emergere di un incontro dialettico che è arricchimento reciproco e ridesta bellezza.
Quattordici compagnie provenienti da vari paesi del mondo raccontano la vita e la biodiversità minacciata nel remoto Oceano Indiano, i drammi del Medioriente e le conquiste delle primavere arabe, la forza dirompente dei giovani neri sudafricani, il battito della società occidentale che vive in massa al limite dell’abisso. Situazioni estreme da cui scaturisce un processo di elevazione che ci rimanda all’origine del pensiero filosofico occidentale in tema di bellezza e a Platone. Il quale, accostando il bello al bene, scriveva nel Simposio: “La bellezza è cornice inevitabile della divinità ed è motore indispensabile della crescita spirituale dell’anima”.
Lo stesso processo di ascesa (laica) che ritroviamo in molti lavori e in modo emblematico nel conclusivo Voronia di Marcos Morau, dal nome della cavità più profonda della terra, da cui il coreografo catalano prova a far scaturire un’intellegibile interpretazione del mondo attuale. Ma anche lo stesso processo di riordino che sottende Khaos di Ginette Laurin, lo spettacolo di apertura e che riscatta i danzatorigechi di Inbal Pinto & Avshalom Pollak dominati da forze occulte a cui solo l’anima sopravviverà. Che fa pensare al susseguirsi di ‘nuove primavere’ ai tunisini Aïcha M’Barek e Hafiz Dhaou a condizione che si lotti uniti per un ideale. Che porta fino al volo sospeso e alle cure di un giardino fiorito nella danza verticale di Cafelulé. Quel riscatto che invece manca ai riti tribali di Sharon Eyal e Gai Behar, al nichilismo post-moderno di Maguy Marin e alla sua infernale farandole messa in atto in BiT. Punta sulla mediazione estetica (sul bello che è apparizione sensibile dell’idea, di hegeliana memoria) per il superamento dei drammi della striscia di Gaza il prezioso assolo Archive dell’israelianoArkadi Zaides mentre la sudafricana Robyn Orlin coglie con l’ironia che la contraddistingue la bellezza e la spontaneità dei giovani neri di Johannesburg che travolge ogni miseria e bassezza. Paco Dècina, reduce da un’esperienza estrema nelle remote isole Crozet, punta il dito contro l’uomo che distrugge costruendo uno spettacolo meditativo e sospeso che cerca nella contemplazione della natura
sovrana un ripensamento e un esame di coscienza. Anche Andrea Gallo Rosso, Irene Russolillo, Marco Auggiero, promesse autoriali del nostro panorama, pongono interrogativi sul presente, sulle evoluzioni genetiche e le insicurezze dei giovani. Se invece per bellezza, con Kant, intendiamo la ‘perfezione sensibile’, ovvero la rappresentazione perfetta per i sensi, la compagnia francese Lanabel ce ne propone una sintesi nel banchetto danzato Exquises: una sinestesia di sapori, sguardi, suoni, ricerca di bellezza nella diversità dentro il MUSE - Museo delle Scienze.
Il Presidente
Paolo Baldessari
I Direttori Artistici
Lanfranco Cis e Paolo Manfrini
organizzazione: Ass. cult. Incontri Internazionali di Rovereto