La pura superficie
Guido Mazzoni ospite nell'ambito di Semper: l'individuo, gli altri, i grandi avvenimenti analizzati come "pura superficie"
Che cosa rappresenta oggi la poesia? A quali istanze corrisponde? Perché sempre più i versi s'intrecciano con la prosa? Ha ancora senso parlare di poeta come lo intendeva Baudelaire ne L'albatro, lirica contenuta ne I fiori del male quando lo paragonava al grande uccello dei mari che esule sulla terra, al centro degli scherni,/ Per le ali di gigante non riesce a camminare?
Questi sono alcuni dei temi al centro dell'incontro nell'ambito di Semper, il Seminario permanente di poesia diretto da Pietro Taravacci e Francesco Zambon. Ospite dell'appuntamento è Guido Mazzoni, uno dei poeti più apprezzati del contemporaneo, che interverrà in dialogo con Massimo Rizzante.
Mazzoni (1967) ha di recente pubblicato La pura superficie (Donzelli), una silloge poetica che fa della "superficie" il punto di vista privilegiato dell'analisi di cose e persone. In Quattro superfici il poeta esplora alcuni aspetti di tale ricerca: Gli altri in quanto esseri esteriori,/ superfici o corpi. La seconda superficie è la percezione,/ il modo in cui crea un piano di realtà semplificando. La terza superficie è il linguaggio,/ le sue astrazioni. La quarta è l’immagine interna degli altri, il loro peso immenso, il loro campo.
"Uscirà, sarà un passante, osserverà i dettagli minimi, gli oggetti nelle strade, gli stratocumuli sopra le case tracciare segni senza significato. Ciò che siete non è reale. Ciò che siete vi oltrepassa a ogni istante - è scritto nella quarta di copertina -.
La pura superficie intreccia, in un’architettura studiatissima, voci e temi diversi. In primo piano c’è l’esistenza di una persona qualsiasi nelle città del mondo occidentale, una persona che attraversa il mezzo del cammino della propria vita sperimentando il vuoto, la solitudine, l’estraneità a se stesso e gli altri. Poi ci sono gli altri, gli individui che l’io incontra o osserva da lontano, e che in alcuni casi prendono la parola per rendere visibile la complessità dei destini personali. Infine, tutto intorno, c’è il piano dei destini generali, i grandi eventi collettivi che condizionano le singole vite, e che si mostrano sotto forma di esperienze dirette o, più spesso, di spettacoli: i conflitti degli anni settanta rievocati nel corso di una conversazione, il G8 di Genova, l’11 settembre visto in tv, i video dell’Isis. Un libro che parte dalle superfici (i finestrini di treni e aerei, gli schermi dei media, le facce degli altri) per ricercare la profondità. Un libro che alterna testi in versi e testi in prosa per allargare i confini e il pubblico della poesia, e per restituire un’immagine plausibile di cosa significhi essere vivi all’inizio del XXI secolo".
26/02/2018