Der Brenner. Una rivista mitteleuropea

Una rivista a torto ricondotta a una sorta di provincialismo strapaesano: Massimo Libardi ne spiega le ragioni

Der Brenner, n. 1 [ Biblioteca Archivio del CSSEO]

 
Proseguono gli incontri del ciclo “Sguardi sulla storia del Tirolo”, ospite di mercoledì 23 alle 17.30 presso la Biblioteca di Trento sarà Massimo Libardi che affronterà il tema “Der Brenner”. Una rivista mitteleuropea.

Nonostante la rivista, pubblicata a Innsbruck dal 1910 al 1954, rappresenti forse l’unica manifestazione culturale di interesse europeo sviluppatasi in Tirolo, si caratterizzò per una marginalità geografica che contribuì al consolidarsi di un pregiudizio, anche ideologico. Attinge il nome da "brenner: bruciare", con l'intento sia di richiamare l'idea del confine, ma anche di evocare, appunto, ciò che brucia, che è ardente, che non si adegua alla mediocrità. Il fuoco del “Brenner” richiama anche il chiarore della “Fackel” – e Karl Kraus contribuì enormemente alla sua diffusione, insieme a pensatori dello spessore di Ludwig Wittgenstein e Martin Heidegger, che ebbero – in forme e periodi diversi – rapporti con la rivista.

“L’esperienza del Brenner – spiega in tal senso Libardi – venne ricondotta a una sorta di provincialismo strapaesano, nonostante il suo percorso, soprattutto nei primi cinque anni di vita, fosse contiguo ad alcune delle tematiche più rappresentative della cultura della finis Austriae, quali la denuncia della spaccatura tra apparenza e realtà, della falsificazione dell’opinione pubblica, e la polemica contro la morale corrente”.

Nella prima fase, il Brenner si può accomunare alla cultura absburgica la Kulturkritik, filo conduttore il sottofondo nietzschiano. Intermediario del pensiero di Nietzsche nel gruppo del “Brenner” fu soprattutto Carl Dallago.

Con l’inizio della sesta serie, nell’ottobre del 1919, si apre una seconda fase che può essere definita ideologico-religiosa. Cambia il formato e compare il logo con la scritta “Hora et tempus est”. La periodicità di questa serie è più o meno bimestrale (dieci numeri tra l’ottobre 1919 e il giugno 1920). La rivista vuole ora rivolgersi ai “singoli”, nel senso che a questo termine dà Kierkegaard, della cui diffusione sarà uno dei protagonisti. Da ora in poi la sua uscita è annunciata dipendere da “scadenze interne”, poi sarà semestrale e infine diventerà (irregolarmente) un annuario.

“Ma ciò che cambia radicalmente è il suo orientamento: non più sede di documentazione delle correnti letterarie contemporanee, ma luogo di riflessioni – aggiunge Libardi -. L’idea su cui riprendono le pubblicazioni del “Brenner” è infatti quella di fornire delle riflessioni che potessero immunizzare da una nuova tragedia”.


21/03/2016