Carlo Magno, esempio di lungimiranza e di dialogo con l’Islam

Se ne è parlato al Teatro Zandonai di Rovereto

La decisione, forte e innovativa, di instaurare rapporti con il califfo di Baghdad, simboleggiata dal dono del famoso elefante, è stata illustrata dallo storico e saggista Franco Cardini durante il secondo appuntamento con le “Lezioni di Storia”

Un Teatro Zandonai pressoché esaurito ha accolto questa mattina lo storico e saggista fiorentino Franco Cardini, professore emerito di Storia medievale all’Istituto Italiano di Scienze Umane, salito a Rovereto per il secondo appuntamento inserito nel cartellone delle “Lezioni di Storia”. Tantissime persone hanno seguito, dalla platea ma anche dalle logge, il suo appassionato intervento dal titolo “798 d.c. - Carlo Magno e l’elefante”. Un’importante occasione per riscoprire il ruolo di Carlo Magno, i tratti salienti ed innovatori del suo impero, e la lungimiranza dimostrata nel voler stringere rapporti diplomatici con il califfo di Baghdad. 

E proprio i rapporti tra Oriente e Occidente costituiscono il filo conduttore di questa nuova edizione delle “Lezioni di Storia” che – come ha ricordato Claudio Martinelli, dirigente del Servizio Attività Culturali della Provincia autonoma di Trento – offrono l’opportunità di «approfondire, in luoghi simbolo di cultura e divulgazione quali i Teatri Zandonai di Rovereto e Sociale di Trento, le dinamiche e i rapporti fra due mondi lontani, stroncando i pregiudizi che spesso accompagnano la conoscenza del diverso».

Su questi binari si è mosso Cardini, che si è soffermato sulla passione del re franco per gli elefanti e per le virtù che questi animali simboleggiavano. Riuscirà ad averne uno albino, che verrà inserito nel serraglio di Aquisgrana dove vivrà per nove anni, circondato di attenzioni e premure. Si trattava di un esemplare di elefante indiano, al quale venne dato il nome di Abul Abbas, che in arabo significa “Il padre dei doni”. L’animale, che giunse nell’anno 801 dopo un viaggio durato ben due anni, era infatti un dono del potentissimo califfo musulmano Harun al-Rashid, con il quale Carlo Magno – che ricambiò la gentilezza inviando a Baghdad due lupi alsaziani oltre ad oggetti preziosi - volle instaurare ottimi rapporti nel tentativo di rafforzare il limes gallico, la frontiera meridionale dell’impero. Un atteggiamento che denotava lungimiranza e la volontà di avviare un dialogo con il misterioso mondo musulmano. L’elefante all’epoca era visto come un essere mitologico, simbolo di costanza e fedeltà, ed il suo arrivo ad Aquisgrana venne salutato con meraviglia e gioia.
Nel corso dei secoli, come ha spiegato Cardini, è cambiato il modo in cui è stato raffigurato, venendo però sempre visto come un animale che racchiudeva in sé virtù come la costanza e la fedeltà. Doti che lo portarono ad essere impiegato anche in guerra. A tale fine l’elefante indiano era considerato più adatto rispetto a quello africano essendo più facilmente addomesticabile.

Domenica prossima, al Teatro Sociale di Trento, con inizio alle 11, è in programma la terza lezione. Relatore sarà Amedeo Feniello, che parlerà di “San Francesco e il Sultano”. L’ingresso è gratuito. Ideate dagli Editori Laterza, le “Lezioni di Storia” sono promosse dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, dal Comune di Trento e dal Comune di Rovereto, e realizzate con il sostegno di Casse Rurali Trentine, Cavit, Dolomiti Energia e la collaborazione tecnica del Centro Servizi Culturali Santa Chiara. La partecipazione alle singole lezioni è valida ai fini dell'aggiornamento professionale dei docenti della scuola della Provincia autonoma di Trento. La frequenza di una lezione corrisponde ad un'ora di formazione.


15/10/2017