Infinito Presente. Elogio della relazione
Lunedì 23 giugno alle ore 21.00 sarà inaugurata presso il Museo Diocesano Tridentino la mostra Infinito Presente. Elogio della relazione: con quest'esposizione il museo estende per la prima volta alla produzione artistica contemporanea la riflessione circa il senso dellimmagine sacra nella società odierna. Liniziativa espositiva, che vanta opere dartisti di livello internazionale, intende offrire il proprio contributo al dibattito, oggi molto vivo, intorno al complesso dialogo tra arte e spiritualità. La mostra è strettamente connessa con Arte e persuasione. La strategia delle immagini dopo il concilio di Trento: lesposizione indaga gli esiti del decreto sulle immagini nella produzione di arte sacra, tra XVI e XVII secolo. Dopo la storica assise si pose laccento sulla funzione pedagogica e didascalica delle immagini, alle quali fu assegnato il compito di persuadere e commuovere il fedele. Ma al prevalere del ruolo strumentale dellarte sacra non può che corrispondere il progressivo depotenziamento del suo carattere simbolico. Indebolendo la capacità dellimmagine di rinviare ad una molteplicità di significati, lincontro tra uomo e Dio attraverso larte si fa sempre più complesso.
Ma al prevalere del ruolo strumentale dellarte sacra non può che corrispondere il progressivo depotenziamento del suo carattere simbolico. Indebolendo la capacità dellimmagine di rinviare ad una molteplicità di significati, così da attivare percorsi interpretativi diversificati, lincontro tra uomo e Dio attraverso larte si fa sempre più complesso e improbabile. Infinito Presente. Elogio della relazione pone laccento sulla dimensione dellincontro che larte può favorire, piuttosto che su un suo improbabile ruolo persuasivo. La mostra intende recuperare il carattere di limen dellimmagine: un diaframma che schiude la relazione tra finito e infinito, visibile e invisibile, che apre al dialogo con la dimensione spirituale, profonda, della vita di ogni uomo. E lo fa focalizzando lattenzione su un tema centrale, quanto complesso: la Croce. Divenuta nella storia dellOccidente simbolo per eccellenza dellidentità cristiana, essa racchiude un significato universale che riguarda tutti, indipendentemente dalla singola scelta di fede: evocando la sofferenza, il dono gratuito della vita di Cristo per la salvezza delluomo, la Croce traccia linee di congiunzione tra umano e divino, materiale e spirituale, morte e vita.
Il percorso della mostra
Apre lesposizione la croce (2010) di Hidetoshi Nagasawa, composta da otto elementi in marmo di Carrara e acciaio che, da un lato, poggiano a terra e dallaltro si sollevano verso lalto: accostati come nel gioco dello shangai, danno vita ad una costruzione armonica, ma dallequilibrio instabile. La croce di Nagasawa allude alla precarietà del vivere contemporaneo, che rende fragile ogni relazione. Invita a custodire con cura la dimensione dellincontro, tra sé e laltro, tra cielo e terra, tra uomo e Dio.
Realizzata riutilizzando materiali abbandonati, sottratti così alloblio e alla distruzione, lopera (2010-2011) di Lawrence Carroll è costituita da una sorta di armadio ricoperto da una tela: lallusione è al sepolcro, a un contenitore che diventa urna, luogo misterioso e segreto che si apre allinterrogazione di un oltre. Nellopera è presente anche un paio di scarpe consunte, una delle quali contenente alcune croci, a evocare il cammino della vita segnato dal dolore, la lotta dellumanità, tra bene e male, vita e morte, oscurità e luce.
Linstallazione di Mirco Marchelli (2013) comprende due elementi: un foglio sopra altri fogli che fanno da supporto alla scrittura, quasi fossero lettere aperte pronte a ricevere la narrazione di ciascun fedele, e una semplice croce di umile legno grezzo, rivestita di stoffe colorate, come quelle dei vestiti che ciascuno di noi indossa.
La Croce non consegna una lettera morta: è annuncio che entra nella vita delluomo.
Allopera di Marchelli viene accostata una preziosa croce di pianeta a ricamo degli inizi del XV secolo che presenta, entro corone intrecciate, il pellicano, il leone e laquila, animali da sempre legati alla simbologia cristiana.
Richiama i Flügelaltäre esposti nel percorso permanente il trittico (2010) di Mimmo Paladino che propone, al centro, quasi adagiato su un grande lenzuolo popolato da elementi simbolici, la figura perfettamente verticale del Christus patiens: egli apre le lunghissime braccia in un gesto che sembra voler avvolgere losservatore.
Vengono quindi presentate alcune acqueforti di Georges Rouault, tra le quali spicca Christ en Croix (1936), unopera che rivoluziona liconografia tradizionale della Crocifissione: la Madonna e San Giovanni non vengono raffigurati ai piedi della croce, ma quasi allaltezza di Gesù, in una vicinanza fisica tra Cristo e luomo accentuata dalla ristretta spazialità.
Allopera dellartista francese viene inoltre accostata la Crocifissione (1929) del noto artista trentino Tullio Garbari, scomparso a Parigi nel 1931. In questa immagine, esempio di uno sguardo che non perde di realismo nel parlare di dolore e morte, lartista suggerisce che lalbero della croce è albero della vita; che questo inizio tragico non è definitivo. Le opere sono messe in dialogo con un piccolo Christus patiens in bronzo del XIII secolo.
È composta di cinque pezzi, secondo lantica tecnica ad encausto, la spoglia, essenziale croce bianca (2010) di Mats Bergquist: in questa, come in altre opere, lartista di origine svedese, noto per le interessanti installazioni realizzate in alcune chiese, come San Pietro a Colonia, trasmette un senso di riposo e di pace. Il bianco rimanda alla purezza, ma anche alla luce della rinascita a nuova vita; una luce che lopera accoglie e rifrange verso losservatore.
Come a delimitare uno spazio architettonico, la croce dellartista trentina Anna Maria Gelmi, realizzata su un prezioso supporto di carta, conduce nella dimensione del sacro attraverso la semplicità delle forme e la simbologia del colore. Limmagine si staglia al centro della composizione, contrapponendo alla linearità del perimetro la liricità di una materia dinamicamente espressiva.
Seguono tre bozzetti (2011) di Ettore Spalletti per la preparazione dellEvangeliario Ambrosiano: quello per lEsaltazione della Croce, il Frontespizio e per le feste di Tutti i Santi. Un artista non figurativo accoglie la sfida, eseguendo opere destinate alla liturgia: anziché tradurre in immagine in modo didascalico soggetti iconograficamente tradizionali, Spalletti utilizza il colore, la cui capacità evocativa può indurre losservatore a rapportarsi con la dimensione più profonda della vita. Ai bozzetti è associato un Evangeliario antico. Viene inoltre presentato il bozzetto per la croce realizzata nel 2011 per la mostra Alla luce della Croce.
Qui è dove ci incontriamo (2014) del giovane Marco la Rosa, appositamente realizzata per questa mostra, è costruita giocando con luci e ombre ad evocare, nella finestra-croce, il luogo di un possibile incontro tra infinito e presente.
MU-765 P, ovvero Le Gocce dacqua (1975) di Kenjro Azuma, allievo di Marino Marini, raccontano lincontro tra filosofia Zen e cultura europea: nella semplicità di una goccia dacqua, nella sua fuggevole e provvisoria forma, è racchiuso il richiamo al percorso di nascita, vita, morte e rinascita in forme sempre nuove.
organizzazione: Museo Diocesano Tridentino