Il Padiglione Immaginario della Bosnia Eerzegovina

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Il Padiglione Immaginario della Bosnia Eerzegovina
L'immaginario nella vita e nelle opere degli Artisti Bosniaci. Punti di una (sola) prospettiva

A cura di Luigi Penasa
Artisti: Associazione Artisti Tac.Ka Prjiedor

L'obiettivo di TAC.KA è promuovere cultura dal basso. la cultura come mezzo per ricostruire tessuto sociale e tentare soluzioni condivise di futuro. TAC.KA vuole emanciparsi dai due modi di fare cultura egemoni oggi in Bosnia. Uno impegnato a celebrare il nazionalismo, la religione e le tradizioni promuovendo immobilismo culturale. L'altro propone una visione stereotipata e vendibile di arte balcanica per accedere alla scena dell'arte Europea. Opponendosi alla globalizzazione che appiattisce le specificità dentro luccicanti contenitori metropolitani espropriando così, di fatto, le periferie del contatto stimolante con culture alternative.

In tutte le opere degli Artisti dell’Associazione Tac.ka e dei loro amici, studenti dell’Accademia di Belle Arti di Banja Luka, si affronta un unico tema, cioè il loro quotidiano e tentano in tutte le loro opere di analizzare o rappresentare questo momento storico che sono chiamati a vivere. Ogni loro singola opera fa parte di questa grande raffigurazione. La situazione in Bosnia Erzegovina è difficile. Ma quello che affligge di più i suoi figli più giovani non è tanto l’aspetto economico o la disoccupazione, problemi cronici ai quali sembra si tenti, piano piano, di porre rimedio, quanto la continua, opprimente sensazione di essere vittime di un destino che non trova soluzioni. Nelle loro opere gli artisti di Tac.ka vogliono rappresentare, rendere visibili, tutti gli aspetti più negativi che la recente guerra Balcanica ha tracciato sulla pelle e negli animi del loro popolo : disperazione, solitudine, pessimismo e nichilismo, odio, rabbia etc. Tutti sentimenti prodotti dalla constatazione di quanta distanza esiste tra la Bosnia com’era e come è, tra l’idea di Bosnia che hanno alcuni e quella che perseguono altri, la distanza tra come gli Organismi Internazionali, per prima la Comunità Europea, vorrebbero disegnare la Bosnia secondo asettici parametri standard e come invece la vorrebbero gli Artisti , la distanza tra chi ci vive e chi ne governa , a distanza, il futuro.
Gli Artisti sono quotidianamente raggiunti da migliaia di notizie che riportano il pensiero a sostegno di tutte le opzioni, ogni notizia è in contrasto con la successiva.
Nell’Associazione Tac.ka si è giunti alla considerazione che la mancanza di forti ideologie, mancanza che ha segnato le vite dei loro genitori, risulta molto più negativa che non la presenza, nel tessuto sociale di una ideologia egemone. Vivere e credere in qualche cosa sembra meglio che starsene in un abisso senza prospettive. In più senza un passato a qui fare riferimento visto che anche quello ci è stato cancellato dalle politiche del quotidiano dei nostri Presidenti e Primi Ministri.
L’Associazione Tac.ka incontra, in Bosnia, una ulteriore difficoltà nel fatto di trovarsi ad operare nella Repubblica Srpska, sorta di Provincia Autonoma che aspira all’indipendenza e che ostacola rallentandole e burocratizzandole tutte le iniziative con spirito innovativo e slegate dai centri di potere ufficiale. Alla recente mostra di Tac.ka ospitata presso l’Accademia di Banja Luka è arrivata all’ultimo momento l’ordine di togliere all’ingresso della mostra stessa il cartello con la scritta Bosnia Erzegovina, incuranti del fatto che quel cartello dava il senso a tutta l’esposizione. Gli Artisti di Tac.ka soffrono il fatto di vivere in un abisso senza la possibilità di rappresentarlo liberamente, non potendo dargli il suo nome. Bisogna trovarne un altro.

Date queste premesse esponiamo i vari punti di vista degli Artisti della Tac.ka , partendo tutti dal presupposto, importantissimo, che il loro fare arte non può prescindere dalla convinzione che le loro opere devono essere una testimonianza, un segno nel tempo, un documento da trasmettere e non una confezione museale. Un altro presupposto comune è la volontà di rivolgersi, con le opere, al pubblico nella maniere più diretta e vera possibile senza pensare di compiacere solo le sensibilità anestetizzate del “ consumatore d’Arte “. Tentando di non cadere nella ricetta abusata, ma non per questo meno richiesta dai mercanti d’Arte, di una dose di tematiche locali più un pizzico di transnazionale e una buona dose di Grande Cultura Occidentale, tentando, in definitiva di fotografare e non di fotocopiare la realtà

Nei lavori di Dragan Indjic si affrontano due problemi collegati fra loro come l’emigrazione e la lotteria nazionale. L’emigrazione è il vero problema, l’80% dei giovani bosniaci hanno espresso il desiderio di abbandonare la Bosnia e tra questi c’è Dragan che con questa rivelazione sposta la sua opera ad un livello ancora più drammaticamente reale. I giochi di fortuna sono un anestetico a disposizione di tutti per rimandare i problemi della vita reale e tanti vi ricorrono così l’opera di Dragan simboleggia lo stato d’animo in cui si trovano i Bosniaci. Per loro tutta la vita è una lotteria, vincono in pochi ma vincono tanto.

Mladen Bundalo analizza, nelle sue opere, lo stato dell’Arte nella Repubblica Srpska. Non è esagerato dire che il principale metodo di valutazione della validità di una esposizione artistica è dato, quasi esclusivamente, dalla qualità e quantità del buffet offerto. In una sua opera chiamata "Degustazione Artistica" Mladen tento di ribaltare questo metodo non dando alternative allo spettatore: l’unica cosa da consumare in questo luogo è l’Arte! Dai disegni e dai testi esposti si vede chiaramente quanto sia stata artificiale quella mescolanza. Quel metodo di insegnamento tentava di inculcare nei tanti piccoli Mladen il bisogno e la voglia di creare un Nuovo Fortissimo Uomo, un essere immortale, in questo aiutato dalla informazione pilotata riguardo ai presunti miracoli dello sviluppo delle tecnologie genetiche.

Milijana Grabovica, Jovana Marjanovic, Sanja Kovacic e Jgor Sovilj lavorano spesso, all’interno di Tac.ka, seguendo linee espressive e di ragionamento comuni che guardano all’essenza del peso che è riservato all’Arte nella Bosnia e alle possibilità che possa esistere un’Arte Bosniaca che si rivolga ad una platea mondiale, temi come il rapporto tra il naturale e l’artificioso partendo dalle radici naturali alla base delle culture balcaniche per esplorare i rapporti tra gli infiniti Est di quel mondo e la Cultura Globalizzata dell’Occidente.

L’Artista Dajan Spiric usa l’ironia e il sarcasmo per criticare alcune scelte politiche dell’oggi Bosniaco. Nell’opera chiamata " 1 EURO " denuncia il processo di privatizzazione delle Banche della Repubblica Srpska dove spesso si cedono intere banche al prezzo, detto simbolico, di un euro, e dove poi nessuno trova danaro per finanziare iniziative culturali come la presenza di Artisti Bosniaci in un padiglione della Bosnia Erzegovina alla Biennale di Venezia o alla Documenta Kassel , offrendo così agli Artisti Bosniaci e alla popolazione una opportunità di crescita e inserimento nella Comunità Europea delle Arti.


organizzazione: Studio d'arte Andromeda - Comune di Trento Progetto Politiche giovanili

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