Francesco Guardi a Palazzo Thun
Francesco Guardi a Palazzo Thun
Un capolavoro del Settecento veneziano dalle collezioni Thun
In concomitanza con lapertura di Castel Thun, la mostra si propone di rimarcare la forte impronta lasciata dalla nobile famiglia Thun nel tessuto artistico e culturale della città di Trento. Questo retaggio è simboleggiato dal palazzo urbano dei Thun, che nel 1873 fu acquistato dallamministrazione comunale per stabilirvi il municipio. Parte integrante del palazzo è la Cappella Vantini, uno spazio monumentale recentemente restaurato e ancora poco noto, che viene aperto al pubblico per la prima volta in questa occasione. Già dedicata a San Biagio, la cappella da tempo sconsacrata prende oggi il nome dal suo progettista, larchitetto bresciano Rodolfo Vantini (1792-1856) che la eresse tra il 1833 e il 1835 per volontà del conte Matteo Thun, ultimo abitante del palazzo.
Ideazione e cura scientifica: Roberto Pancheri
Progetto di allestimento: Roberto Festi
Francesco Guardi e i conti Thun
Nel Santo in adorazione dellEucarestia di Francesco Guardi (1712-1793) la critica ha riconosciuto uno dei vertici della pittura sacra del Settecento. Il dipinto fu realizzato a Venezia per conto di un esponente della famiglia Thun, presumibilmente Domenico Antonio, principe vescovo di Trento dal 1730 al 1758. A far incontrare il pittore e il committente fu don Pietro Antonio Guardi (1677-1760), sacerdote appartenente alla stessa famiglia dei pittori Guardi, originaria della Val di Sole. Dottore in teologia, Pietro Antonio pubblicò presso lo stampatore vescovile Giambattista Monauni due trattati di argomento religioso, di cui in mostra sono esposti due rari esemplari. Dal 1712 al 1755 fu pievano di Vigo di Ton e alla sua iniziativa si deve la commissione del ciclo di tele che decorano la locale chiesa parrocchiale e la sacrestia, opera realizzata da Francesco Guardi in collaborazione con il fratello maggiore Antonio (1699-1760). Alla mano di questultimo spetta il bozzetto raffigurante la Visitazione che appare per la prima volta in pubblico in questa occasione.
Scoperte e misteri
Del Santo di Francesco Guardi si perdono le tracce fino al 1929, anno in cui venne pubblicato dallo storico dellarte Antonio Morassi sul Burlington Magazine, la più prestigiosa rivista internazionale di storia dellarte, edita a Londra. Nel frattempo esso era stato donato allallora Museo Nazionale di Trento da Giuseppe Fiocco, professore di storia dellarte allUniversità di Padova e appassionato studioso della pittura guardesca. Solo nel 1949, tuttavia, questultimo dichiarò esplicitamente che il dipinto proveniva da Castel Thun. Morassi, da parte sua, rivendicò sempre la paternità della scoperta. Il Santo di Guardi fu dunque la prima opera darte delle collezioni Thun ad essere assicurata al patrimonio della collettività: per più di ottantanni è stato custodito al Castello del Buonconsiglio e ora, dopo la mostra, tornerà alla sua sede originaria in Val di Non, a breve distanza dagli altri dipinti guardeschi conservati nella parrocchiale di Vigo di Ton. La sua esposizione nella cappella di Palazzo Thun rappresenta dunque, per la città di Trento, un festoso commiato, in attesa delle celebrazioni del terzo centenario della nascita di Francesco Guardi nel 2012.
Il santo con lostensorio: una nuova proposta di lettura
Fino ad oggi il Santo di Francesco Guardi è stato studiato quasi esclusivamente sotto il profilo dellanalisi stilistica, mentre nessuno ha mai avanzato una proposta di lettura di taglio iconografico. Limmagine offre tuttavia alcuni elementi utili allidentificazione del santo raffigurato: si tratta innanzitutto di un sacerdote, giacché sulle spalle egli indossa il velo omerale, paramento liturgico ancora oggi in uso nella Chiesa cattolica durante i riti del Corpus Domini; il santo regge inoltre un ostensorio a raggiera sormontato dalla figura del Redentore, in tutto simile ai preziosi manufatti creati dagli orafi veneziani della prima metà del Settecento, come dimostra lostensorio in argento proveniente da Tione esposto in mostra. Tra i pochi santi caratterizzati dallattributo iconografico dellostensorio si annovera in particolare San Norberto arcivescovo di Magdeburgo, fondatore dellOrdine Premostratense. Altre caratteristiche della sua iconografia sono il volto barbato e la presenza dei paramenti episcopali. Il culto di San Norberto si diffuse in Tirolo dopo la fondazione dellabbazia premostratense di Wilen, che fu riconsacrata nel 1665 dal principe vescovo di Bressanone Sigismondo Alfonso Thun. Lipotesi che i Thun nutrissero una particolare venerazione per San Norberto trova fondamento anche nel fatto che nel 1627 le sue spoglie furono traslate da Magdeburgo a Praga, seconda patria della nobile famiglia.
Organizzazione a cura del Servizio Cultura, turismo e politiche giovanili del Comune di Trento
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organizzazione: Servizio Cultura e Turismo del Comune di Trento