Eros e Thanatos. Il gioco della vita e della morte

Mostra

Gruppo Culturale U.C.T. Uomo Città Territorio e Cartello degli Artisti sono lieti di invitarLa all'inaugurazione della mostra "Eros e Thanatos. Il gioco della vita e della morte" che si terrà l'8 ottobre ad ore 17.00 presso le Cantine di Torre Mirana, via Belenzani, 3 – 38122 Trento
La mostra resterà aperta dall'8 al 23 ottobre, con orario 16.30 - 19.00
Presenterà l'evento il prof. Fiorenzo Degasperi

Artisti:
FRANCO ALBINO
Eros, 2010

SERGIO BERNARDI
Thanatos, 2010

BRUNO CAPPELLETTI
Eros, 2010

CLAUDIO CAVALIERI
Momento in blu notte, 2010

ELENA FIA FOZZER
Spirale (particolare), 2010

FRANCO LANCETTI
Thanatos, 2010

ELISABETH LEDERSBERGER-LEHOCZKY
Eros, 2010

GIUSEPPE LEONI
Eros e Thanatos, 2010

LUIGINA LORENZI
Eros, 2010

Le sottili incursioni del segno, del colore, della forma e del volume, del corpo e della parola, nel fragile e delicato mondo dell’amore e della morte. O, per essere più precisi, della vita e della morte. D’altronde è stata la letteratura e, ancor prima l’esistenza degli dèi – materializzati nella mitologia – assieme all’arte, a dare senso, voce, vita e morte, a questa dualità dall’arcaico sapore. Sigmund Freud ne ha sviscerato le origini, le implicazioni, la portata (in Al di là del principio del piacere). L’arte ne ha rappresentato visivamente la dualità, mescolando continuamente gli elementi contradditori e ambigui: il sole che nasce ad oriente (la vita e la speranza) e tramonta ad occidente (la morte e il pessimismo), senza dimenticare il viaggio sotterraneo e notturno dell’astro di vita che incontra l’astro della notte-morte. Tutto questo è raffigurato sul palcoscenico della vita cercando di allontanare sempre di più il sipario che lentamente scende nascondendo la scena degli accadimenti, della quotidianità.
Marcel Duchamp aveva cercato di andare oltre la dualità giocando a scacchi: in quella scacchiera la vita e la morte assumevano ritmi e tempi diversi. In seguito è stato il regista Ingmar Bergman a far giocare a scacchi, su di una spiaggia battuta dal vento e dai marosi, un cavaliere medioevale con La Morte (Il settimo sigillo): ogni mossa è una vicenda che porta il cavaliere alla consapevolezza che la morte è invincibile.
Gli artisti hanno materializzato la vita nell’Eros, nell’amore, in quello psichico ma soprattutto in quello fisico. Paesaggi, nature morte, corpi, segni, tracce, cromie, astrazioni e surrealtà sono tutte tappe in cui si cantano le lodi del creato inteso come pulsione di vita. Ma al contempo sono tutte tappe che segnano, come le ‘pause’ delle Todenweg, dei sentieri della morte, l’avvicinamento alla Dama Nera. Con una differenza tra passato e presente. Ieri la morte camminava, danzava, falciava a fianco dell’uomo. Oggi la morte è relegata alla spettacolarità o allontanata/nascosta nelle asettiche camere mortuarie. Forse Hermann Nitsch (“Orgien Mysteren Theater”) e il gruppo del “Wiener Aktionismus” sono quelli che hanno elaborato una poetica coinvolgente direttamente il corpo e la mente sulla sacralità dell’amore e della morte: scene e azioni reali che coinvolgono tutti i cinque sensi fino alla morte (Rudolf Schwarzkogler).
I nostri artisti non sfuggono alla loro occidentalità: o cantano l’amore o poetano la morte. La pittura, la scultura, la performances, indagano questi mondi, delegando talvolta al titolo il ruolo di filo d’Arianna dell’immaginifico psicoanalitico. Aprendo la porta delle ombre e del chiaroscuro per affrontare obliquamente l’amore che porta con sé la passione e la morte, e dissertare lateralmente sulla morte. E allora molte opere sono delle vere e proprie porte che si spalancano sull’Ade e l’artista è un nuovo Caronte che ci traghetta dalla vita alla morte, portando con sé figure e immagini trasparenti ed eteree.
Eppure aliti orientali erano giunti fino a noi, lungo la Via della Seta, già in età romana. E portavano con sé un dio, un Signore, che porta in sé fusi i due principi, quello che fluisce e quello che non fluisce. Come dire la vita e la morte. Però, in questo essere, gli elementi sono legati tra di loro in modo indissolubile fin dalla nascita: una grande psiche, un’unità viva oltre la morte. Lì la morte afferma di non aver potere perché la vita è un flusso ciclico che affonda le radici nella nascita del mondo e allarga le braccia verso un infinito di cui neppure Rudra, in quando Agni – fuoco e vita, fuoco e morte – può immaginare.
I nostri artisti sono figli dell’arte greca e romana. Per quanto cantano l’amore e la morte le loro opere racchiudono, invisibile, il filo del destino e solo Atropo, Cloto e Lachesi conoscono la durata della vita, dalla nascita alla morte.
Fiorenzo Degasperi


organizzazione: Gruppo Culturale U.C.T. Uomo Città Territorio - Cartello degli Artisti

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