Luigi Mazzella conversa con Riccardo Mazzeo

In biblioteca della Provincia

Siamo a Trento con Luigi Mazzella, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, già ministro e avvocato dello Stato, autore di oltre cinquanta volumi di narrativa, poesia, cinema, arte, per parlare del suo ultimo volume Federico Fellini, realista e visionario.

Riccardo Mazzeo: Il Fellini che emerge dalla tua ultima opera risulta suddiviso in tre periodi distinti: quello neorealista de La strada e Le notti di Cabiria, connotati da una intensa partecipazione umana all’avventura di diseredati, quello della lucida piena maturità de La dolce vita e Otto e mezzo, e un terzo periodo in cui il regista sembra rinunciare a una descrizione delle brutture della vita per rifugiarsi nel sogno, nella fantasia, nel raggricciamento in una sorta di ventre materno.Luigi Mazzella: Esatto. Senza nulla togliere alla superba maestria di Fellini nella realizzazione cinematografica finanche nelle opere che per me risultano meno interessanti. C’è poi un quarto filone che si dipana trasversalmente nel suo percorso, quello della memoria, che rende poeticamente la sua vita di perdigiorno nella natia Rimini ne I vitelloni e quella ancora più intensa e intima di Amarcord.RM Da che cosa credi dipenda la tua predilezione per la prima e la seconda parte della sua filmografia?LM Dalla mia concezione dell’artista come colui o colei che porta le cattive notizie, che ci fa interrogare sulla buona o cattiva salute del mondo in cui viviamo, altrimenti si riduce a un esercizio di stile, a qualcosa di magari pittoricamente ben riuscito ma inessenziale.RM Mi sembra che da questa affermazione affiori il tuo proverbiale pragmatismo: la concretezza greco-romana contrapposta ai messianismi giudaico-cristiani.LM Naturalmente! L’umanità si è arenata nelle bolle soporifere delle religioni e delle ideologie. E mentre la creatività, che pure non mancherebbe a noi italiani che anzi ne saremmo maestri, qui si perde in mille rivoli senza costrutto, viene promossa e resa fertile nel mondo anglosassone dove le research universities sono la fucina del mondo che verrà.

Riccardo Mazzeo

10/10/2019