Tartufo
Live Act 10
Teatrincorso Spazio14 e C.U.C. Circolo Universitario Culturale
Tartufo
da Molière
Accademia dello Spettacolo e della Comunicazione di Trento
Con:
Allegranti Irene, Danieli Gianluca, Demozzi Davide, Fatichenti Francesca, Folena Martina, Hunt Rose, Panza Simone, Segatta Ilaria
Regia e drammaturgia: Elena Marino e Silvia Furlan
Assistente alla regia: Ugo Baldessari
Penultimo appuntamento di spettacolo di "Live Act 10" con "Tartufo" (www.spazio14.it) della Compagnia Graffiti (ragazzi fino ai 18 anni) dell'Accademia dello Spettacolo e della Comunicazione di Trento.
Mercoledì 30 giugno, presso il Teatro San Marco di Trento (alle 20.45), andrà in scena il "Tartufo" di Molière, proposta dai ragazzi della Compagnia Graffiti della Scuola di Teatro di Spazio 14 (www.spazio14.it). Sul palco Allegranti Irene, Danieli Gianluca, Demozzi Davide, Fatichenti Francesca, Folena Martina, Hunt Rose, Panza Simone, Segatta Ilaria.
Quintessenza dell'ipocrisia e della meschinità fedifraga del Falso Moralismo, Tartufo è entrato nel lessico comune a indicare per antonomasia chi, sotto un'apparenza di onestà e sentimenti devoti, nasconde viltà, immoralità e cinismo.
Come una versione interamente comica e borghese del "Riccardo III" di Shakespeare, Tartufo si muove fra i propri simili deciso a trar profitto da ogni debolezza e buona fede, osservando come la dabbenaggine del prossimo aumenti esponenzialmente le possibilità di successo sociale degli astuti fingitori. E per colmo dell'ironia quanto più Tartufo, con eleganza diabolica, espone il vero se stesso e batte sul petto i suoi "mea culpa", tanto più l'abile preparazione del terreno che ha elaborata conduce i raggirati a non credere assolutamente nel raggiro, ma ad imperversare con la loro ostinata cecità di fronte al turlupinatore.
Come Riccardo III, quintessenza del gioco senza morale, della filosofia del "tanto peggio, tanto meglio", del "fine che giustifica i mezzi", così Tartufo non ha remore di sorta, ma solo un bieco opportunismo che come sangue gli scorre nelle vene, per deformazione morale o per scelta archetipica. Il moralismo di cui si fa banditore è tanto più nauseabondo quanto più insistito, tanto più offensivo per l'essere umano e la società tutta, quanto più ben rivestito.
La scena inizia con lo scandalo di una buona signora aizzata proprio da Tartufo contro le gioie della vita e il clima festivo al quale si abbandonano innocentemente figli e nipoti.
Il dialogo fra generazioni si fa difficile, appensatito da luoghi comuni e sordità generazionali più o meno simulate.
Dopo risa leggere o amare, lo spettacolo termina con la pensosità di una situazione che non sempre svicola nel lieto fine, soprattutto quando coloro, che di dovere rappresentano il buon senso comune (cioè gli adulti, i padri e le madri di famiglia e quanti ne condividono le responsabilità), hanno ceduto ingenui alla contaminazione dell'ipocrisia.
C'è molto di attuale ancora oggi, forse non nei panni d'un finto cristiano come Tartufo, ma fra le pagine dei giornali, negli studi televisivi, e in gran parte del vivere sociale...
organizzazione: Teatrincorso Spazio 14