Christian Fennesz in concerto

Musica

Futuro Presente. Arte e nuove tecnologie

Christian Fennesz
Performance multimediale con immagini del film “Berlino: sinfonia di una grande città” (1927) di Walter Ruttmann e musica elettronica

Creazione per il Festival

Una piccola nazione sospesa tra ricordi e futuro. Tra fasti antichi, un pallido passato prossimo e, ora, una rinnovata adesione a quello che è stato il ruolo di baricentro tra Europa ed Est. Sono questi gli umori che si respirano nella moderna Austria e, in un certo senso, alla base dei paesaggi sonori che segnano i lavori di Christian Fennesz, oggi uno degli artisti più rappresentativi dell’IDM e dell’elettronica. Nelle creazioni del musicista austriaco si coglie un fecondo incontro tra vecchio e nuovo, tra analogico e digitale, l’uso della chitarra e del computer per creare suoni elettronici luccicanti e musicalità complesse, il tutto segnato da uno spleen inconfondibile che sembra ereditato dalla produzione letteraria mitteleuropea. La chitarra, sempre presente anche se persa in una trama sottile, sembra staccarsi dalle sue limitazioni fisiche per dare forma a un nuovo e audace linguaggio musicale che sempre più si proietta verso l’incontro con le immagini, quelle della mente e quelle “reali” di film muti e installazioni di video-makers come ha fatto con The Man Who Laughs al Louvre di Parigi o Berlin: Die Symphonie der Großstadt di Walter Ruttmann. Nato musicalmente con la formazione Maische, Fennesz comincia ben presto ad esplorare da solo i territori dell’elettronica, dapprima con il glitch di Hotel Paral.el (1997) quindi con le maggiori astrattezze di Plus Forty Seven Degrees 56’ 37”Minus Sixteen Degrees 51’ 08” dove il suono della chitarra richiama alla mente le saturazioni sonore di My Bloody Valentine; infine i suoi landscapes diventano luogo per il ritorno ad emozioni e suoni più umani anche se spesso rotti e intervallati da barriere di rumori. Con Endless Summer (2001) ci si trova di fronte a melodie solide, a tratti dialoganti con il pop, capaci di portare l’ascoltatore in vere e proprie vallate di suono digitale mentre in Venice (2004) il paesaggio musicale è quello della città lagunare, di una pioggia tamburellante, dello sciabordio del mare, sempre appena accennato, che si mescolano ai suoni più strumentali, a cascate sonore di fruscii, rumori, drones. La sensibilità musicale dell’artista viennese lo porta, a partire dagli anni Novanta, anche a intraprendere collaborazioni con Ryuichi Sakamoto, con Kevin Rowe, icona dell’improvvisazione elettroacustica, con Peter Rehber e Jim O’Rourke e con Sparklehorse. Una rete di rapporti che culmina negli incontri con Mike Patton e con David Sylvian, ex Japan.

Berlino: sinfonia di una grande città
Walter Ruttmann, Germania 1927
Dall’alba alle tarde luci della sera, un’immersione avvolgente nella vita e nel ritmo di una metropoli. Il respiro quotidiano di Berlino è mirabilmente fotografato, sezionato e rimontato secondo le suggestioni delle teorie di montaggio del grande Dziga Vertov. Tra fabbriche, negozi, marciapiedi e teatri, la vita di Berlino è ridotta a “puri arabeschi di movimento”. “Sin da quando incominciai a lavorare nel cinema”, dichiarò Ruttmann, “pensai sempre di far qualcosa con la materia viva, di creare un film sinfonico con le migliaia di energie che compongono la vita d’una grande città”. Lo girò e il film divenne un capolavoro della storia del cinema.


organizzazione: P.A.T. Assessorato alla Cultura - Comune di Rovereto Assessorato alla Cultura - Mart - Associazione Incontri Internazionali di Rovereto - Dissonanze Armoniche - Nuovo Cineforum di Rovereto