Il Giorno della Memoria
Auschwitz: un nome privo di significato, allora e per noi; ma doveva pur corrispondere a un luogo di questa terra (Se questo è un uomo, Primo Levi)
Siamo scesi, ci hanno fatti entrare in una camera vasta e nuda, debolmente riscaldata. Che sete abbiamo! Il debole fruscio dell'acqua dei radiatori ci rende feroci: sono quattro giorni che non beviamo. Eppure c'è un rubinetto: sopra un cartello, che dice che è proibito bere perché l'acqua è inquinata. Sciocchezze, a me pare ovvio che il cartelle è una beffa, "essi" sanno che noi moriamo di sete, e ci mettono in una camera e c'è un rubinetto, e Wassertrinken verboten. Io bevo e incito i compagni a farlo; ma devo sputare, l'acqua è tiepida e dolciastra, ha odore di palude.
Questo è l'inferno. Oggi, ai nostri giorni, l'inferno deve essere così, una camera grande e vuota, e noi stanchi stare in piedi, e c'è un rubinetto che gocciola e l'acqua non si può bere, e noi aspettiamo qualcosa di certamente terribile e non succede niente e continua a non succedere niente. Come pensare? Non si può più pensare, è come essere già morti. Qualcuno si siede per terra. Il tempo passa goccia a goccia.
Abbiamo scelto questo passo dal capitolo Sul fondo di Se questo è un uomo di Primo Levi per proporre una riflessione sul “Giorno della Memoria 2016”.
Pensiamo che la sobrietà di scrittura di Levi, la precisione quasi scientifica delle parole che usa per descrivere il momento di arrivo ad Auschwitz costituiscano uno dei tramiti migliori per entrare nella lucida follia dell’umano in preda al delirio di onnipotenza, e per attingere a essa l’impegno del “mai più”. Al di là di ogni retorica.
A scandire il ritmo di un tempo infinito e incomprensibile, è il “goccia a goccia” che dal rubinetto di un’acqua imbevibile inizia a entrare nella mente, a scavare con lentezza esasperante ogni pensiero. Dopo quattro giorni trascorsi senza bere, impacchettati in un viaggio apocalittico.
La sintassi si dilata nei tanti “e” che allungano il paragrafo che inizia con “Questo è l’inferno”, lascia intendere che da quel momento la lista degli “e” si allungherà a dismisura, sempre volta ad annientare la dignità, e con essa la persona.
“o” non ce ne saranno. Ogni possibilità di scelta azzerata.
Il nostro invito, oltre a quello di seguire gli accurati appuntamenti in programma per commemorare il Giorno della Memoria, è quello di ritornare ai libri dei testimoni. Di trovare un momento nella giornata per leggere qualche riga in solitudine.
26/01/2016